Andrea Genovese, Mezzaluna con falcone e martello, Pungitopo,
Vorremmo poter dire anche noi, parafrasando Giraudoux, che “la guerra tra l’Italia del Nord e l’Italia del Sud non si farà”, se Andrea Genovese non ce l’avesse raccontata trent’anni fa, con una lucidità che stupirà i lettori di questo romanzo, distrattamente accolto e subito evacuato a causa della sua irrudicibile carica contestativa. Mezzaluna con falcone e martello viene riproposto in una versione rivista dall’autore, che ha alleggerito alcuni passaggi senza nulla toccare allo schema narrativo, alle analisi storico-politiche, alla prefigurazione – nemo propheta in patria – del disfacimento dell’unità risorgimentale.
Perché qui di una vera guerra fratricida si tratta, con eserciti contrapposti, con aerei che bombardano le città, con brigate di partigiani nordisti e sudisti che si affrontano sulla provvisoria frontiera del Parco Nazionale d’Abruzzo, il conteso polmone ecologico dello sbrindellato stivale. Cronista della guerra, un intellettuale alquanto disorganico, che si aggira tra le macerie, visita come un sonnambulo le comuni pugliesi, osserva abulico i corpi dondolanti dei notabili impiccati dai rivoltosi palermitani.
Quante intuizioni nel personaggio di Zeudy, la disinibita giornalista libica a cui il protagonista si rivolge chiamandola bwana. E quanta poesia, nel recupero di un Sud contadino magico e ancestrale, o nella rievocazione di Federico di Svevia e della sua corte. Quante figure descritte con acuta psicologia, in pochi tratti concisi e icastici. Colpisce e sorprende la scrittura ricca, densa, pastosa. Per chi ne conosce la poesia, i lavori teatrali in francese, e soprattutto la trilogia romanzesca pubbblicata di recente dall’editore Intilla (Falce marina, 2006, L’anfiteatro di Nettuno, 2007, Lo specchio di Morgana, 2009), non c’è dubbio che Genovese sia uno dei grandi scrittori italiani del nostro tempo.
Ennio diceva di sé che, conoscendo tre lingue (il latino, il greco e il dialetto osco), possedeva tria cordia. Andrea Genovese, nato a Messina nel 1937, è pure lui scrittore in tre lingue: l’italiano, il francese e il dialetto siciliano. Dal 1960 al 1980 ha vissuto a Milano, svolgendovi attività politica sindacale e giornalistica, dirigendo tra l’altro un periodico aziendale, il cui inserto letterario resta a testimoniare un grande coraggio intellettuale. Ha collaborato a varie riviste e giornali, tra cui Il Ponte, Vie Nuove, Uomini e Libri, La Nuova Rivista Europea, Stilos. È critico d’arte per il Corriere della Sera.
Prima del trasferimento in Francia, dove risiede dal 1981, ha pubblicato in Italia diverse raccolte di poesie in lingua italiana (tra cui Bestidiario e Mitosi, editi entrambi da Vanni Scheiwiller), due raccolte in dialetto messinese (Ristrittizzi, Pungitopo editore, Premio Vann’Antò, e Tinnirizzi, Intilla editore, Premio Città di Marineo) e due romanzi da Pungitopo. In Francia ha fondato Belvedere, una piccola rivista anticonformista di attualità politica e culturale e ha pubblicato quattro raccolte di poesie scritte in francese. In francese pure i suoi lavori teatrali, una quindicina, quasi tutti messi in scena (una sua commedia è stata radiodiffusa dalla prestigiosa rete France Culture).