E non m’importa se Leonardo Sciascia ironizza sul fatto che Victor Hugo è il più grande poeta di Francia, né tantomeno se trova da ridire sulla mia affermazione che Santo Cali è il più grande poeta della Sicilia, ma lasciamo stare; il fatto vero, fermate tram e autobus, fermate treni e aerei, fermate lo stesso fermare, è che altro grande, il più grande del mondo è Alan Ladd pardon volevo dire Carmelo Pirrera. Sì, Carmelo è il più grande poeta del mondo, credimi Santo, tu che sei in cielo e proteggi tutto l’antigruppo che come dice Cane è un movimento anti, chiedetelo ai suoi figlioli, se non ci credete, chiedetelo alla moglie petite di Carmelo che lo ama all’uItimo spasmo di gelosia, chiedetelo a Luisa, a mia moglie e ad Agata Azzurra, chiedete chi è il più grande poeta e sentirete aleggiare anche sulla spiaggia di Schisò la voce di Agata Azzurra che dice: Carmelooo Carmeloooo. Credimi, Santo, passai da lì qualche settimana fa e con la brezza del mare mi giunse all’ orecchio: è Carmelooo è Carmelooo.
Per meglio spiegarmi, forse, o per essere chiaro, chiarissimo come queste belle giornate di Sicilia, special- mente oggi che è l’estate di San Martino e aprendo le finestre trovo un cielo azzurro azzurro e non c’è la polvere di Milano o lo smog di Londra né l’odore fradicio del fiume Hudson, né la incomprensibilità dell’ex gruppo 63, io devo dire che, mentre Ignazio Apolloni è un aristocratico in camicia bianca con animo di proletario, Alan, alias Carmelo, è un proletario dall’animo aristocratico. E tutti dell’antigruppo lo capirono subito e anche Thor d’Islanda a Bologna, Io capì. Proprio a Bologna dove Cane mollava e tirava, tirava e mollava ma nel mollare e tirare tirò fuori il costo del pranzo e dell’albergo e fu il sindacato scrittori a pagare, ma Cane è iscritto al sindacato? (adesso sì). L’orgoglio aristocratico di Carmelo, invece, non gli permise di fare altrettanto e così il primo giorno a Bologna, nostro proviene dall’hinteriand, cioè del centro della Sicilia, e non è vero che tutti i siciliani hanno capelli e occhi neri. Questo siciliano ha capelli biondo sabbia, corporatura tipo Popeye, ma non è un duro. Potrebbe diventarlo e qualcosa ne sa Crescenzio Cane che parla solo di Crescenzio e certo non gli piace quando, senza muovere dito, Carmelo vince un premio qua e uno là, denaro incluso. Un’altra cosa di Carmelo che non gli va giù è che il no stro ama disegnare e disegna, mentre Crescenzio Cane dice solamente Crescenzio Cane. Capita, così, che Carmelo esce le sue armi e comincia a sparare attraverso la tavola sulle due bottiglie di vino che lui solo ha svuotato e colpisce quelle che Cane tiene davanti ancora quasi piene mandandole in frantumi. Cane si ferma un po’ a guardare e poi si rifugia in una battuta ironica. Subito s’inserisce nel duello Ignazio ApoIIoni preoccupato che la guerra dei due mondi antigruppi si scateni. Per fortuna sono solo attimi, grazie a Santo Cali.
E pensare che pagava il comune di Bologna con soddisfazione di Cane che i comuni sa come vanno trattati, ai tavolo, apparecchiato per quattro rimanemmo in tre, chiedetelo a Mariani I’ artista scrittore sempre col biberon pronto per i colleghi non soddisfatti. Una bravissima maman gliene debbo dare credito; senza lui saremmo stati degli antigruppo sperduti nella città di Bologna, egli ci curò, ci guidò, ci diede da mangiare mentre Alan Ladd, pardon, Carmelo Pirrera, posando la mano sulle sue pistole disse: «No, e poi no, non mi seggo a mangiare se non ho il diritto di farlo, delegato non sono e mangio a mie spese». Scomparve.
(Grafica di Nicolò D’Alessandro)
Fu così che i lavori del congresso si fermarono, tutti gli scrittori iscritti al sindacato furono impegnati per la ricerca di Alan Ladd, chiedetelo ad Alberto Moravia se non ci credete. La sala rimase vuota perché scrittori italiani e stranieri erano andati a cercare Carmelo. Come Alan nei suoi films, il nostro, forse, era rimasto stregato da qualche Veronica Lake tutta bionda, dai lunghi capelli sugli occhi, seduta su una scopa? E invece non era una Veronica Lake bionda, ma nera, e con lei lo trovammo. Mica aveva brutte intenzioni come Alan nel film (stia pur tranquilla la mogliettina a Palermo) e poi, il mio è solamente un racconto; fatti narrati e gente menzionata, tutta fantasia. I nomi, miti.
Mito, infatti, non è Carmelo Pirrera per i suoi figli. È un padre in carne e ossa e dalle sue labbra pendono tutti e tre. C’è tra questo padre e i suoi figli un rapporto che vorrei esistesse tra me e i miei figli e non dico che il nostro non giuochi d’ironia, però non è brusco come me; nei suoi rapporti esiste una corda umana che vibra perché l’animo di Pirrera è il più sensibile di tutto l’antigruppo, il più gentile anche se morso da Cane o colpito da Pietro Terminelii. È logico che uno come lui non poteva sposare una donna grossa e alta così scelse Fina sottile e piccolina, un vero cammeo in carne e ossa che nessuna donna è riuscita a sosti
tuire nel cuore di Carmelo. Molte tentano di rubare il cuore di Carmelo, ma egli è cristianamente fedele e monogamo. Viene di corsa al mio appartamentino, tre stanzette e cucina sotto l’ex presidente La Loggia e l’ex presidente Milazzo, e si confida: «Nat, ma come devo fare», non mi lasciano in pace, le ragazze non mi lasciano in pace, ce n’è una all’UNPA che mi segue ovunque, che debbo fare? È beila però!». E io metto fuori una bottiglia di vino e poi un’altra e lui mi legge le sue ultime cento poesie scritte la settimana prima e fa un recital tutto per me, a memoria anche, e questo mi meraviglia molto.
«Nat, senti questa», un sorsetto di vino e una poesia, una poesia e un sorsetto di vino e si scola entrambe le bottiglie mentre io penso che domani devo di nuovo comprare il vino. Ma a furia di sorsetti nella stanza l’atmosfera si plasma, fiocchi di luce attorno, e io vengo preso ipnoticamente dalla magia tessuta da questo nostro Alan Ladd e sono alla sua mercè.
«Sì, Carmelo, quest’ultima è bellissima. Ancora un’altra, Carmelo» e le ore passano, sua moglie cerca il marito e lo immagina in compagnia di qualche bella ragazza e non pensa che per un poeta basta trovare due orecchie.
«Piazzale di ponente, corona di fiori alla porta / piazzale di ponente il sole affonda nell’azzurro mare e le stagioni corrono. Ogni inverno è diverso, ogni primavera, ogni estate ogni autunno nel piazzale di ponente» e c’entra sempre una ragazza e anche, una vecchia nel piazzale di ponente.
«Carmelo, ora la banda in testa, ti prego».
«I giornali hanno stampato il mio nome, i partiti hanno chinato brunate bandiere…».
Naturale che un uomo come il nostro sia venuto a far parte degli antigruppo. L’antigruppo sarebbe un movimento soltanto fatto di crosta se non ci fosse lui, Carmelo Pirrera, che è il nucleo centrale.
Se fossimo gruppo, e non siamo gruppo, se fossimo un corpo, e non siamo corpo, perché ognuno di noi è individualista incluso Carmelo, il nostro Alan sarebbe il cuore del corpo, perché? Perché questo uomo biondo sabbia, questo Ladd che in lingua scozzese significa ragazzo, non a torto ha scritto La Ragazzata, non lo si può immaginare vecchio, come suo padre e suo nonno che scavarono al centro della Sicilia non certo per trovare I’ oro, ma per tirare fuori dalle viscere di Caltanissetta lo zolfo. Carmelo è un proletario, ha ragione di gridare con i minatori, urla come Crescenzio nella Sfida. Ma Crescenzio è sulla costa e non conosce lavoro duro di miniera, Crescenzio è uno come noi, viviamo tutti sulle spiagge, solo Santo Cali canta sull’Etna. Nat Scammacca e Franco Di Marco a Trapani, con Enzo Bonventre e Vito Cavarretta, Rolando Certa a Mazara, Diecidue un po’ più all’in- temo, quando non va nella sua casa di Marinella, è a Castelvetrano e Ignazio Apolloni nella città bianca di Palermo e Federico Hoefer a Gela, Emanuele Mandarà a Vittoria, Antonino Cremona sulla crema, pardon sulla cresta d’Agrigento. Il nostro invece viene dal centro dell’universo siciliano e una volta ci stava con Marco Bonavia e con lui aveva lanciato una rivista ma poi il povero Marco fu portato sulla cattiva via dai baroni e da Agrigento. «Povero Marco Bonavia!», dice il nostro, «ha perduto la bussola, non ha voluto sentirne dell’antigruppo, ma forse ancora c’è speranza, potremo raccoglierlo perché ora sa e grida: non è più mia, me l’hanno portata via, non la sento più mia; chi l’ha mangiata, il Cane? No, Cane non c’entra, gliela ha preso un pezzo grosso del vecchio Sud, vecchissimo Sud che ha sempre mangiato. «Povero Marco! Lo aspetteremo, Carmelo, pazientemente, lì, dove le nostre strade s’incroceranno. Saremo al varco». E giù un altro bicchiere di vino, alla salute di Marco che poco alla volta comincia a capire, il milione al mese schiaccia! Speriamo che le nostre vie s’incontrino, aspetteremo. Marco Bonavia mi fa ricordare un mio amico che si chiama Bill Shoe (tradotto in italiano scarpa). Faceva il militare con me e cercava di approfittare del fatto che aveva un amico generale; la sera tornava tardi, non s’interessava di fare il suo dovere e pensava soltanto a Bill Shoe. Un giorno però esagerò proprio pensando di essere uno dei migliori perché amico del generale: all’adunata di prima mattina si presentò vestito di tutto punto; aveva indossato anche l’impermeabile ma poiché gli doleva il piede non aveva calzato le scarpe.
«Nat Scammacca».
«Presente» e feci un passo avanti.
«Bill Shoe».
«Sono qua».
«Ma senza le scarpe», grida il capitano, «perché?».
«Perché ho sempre pensato che i milgiori hanno il diritto di rappresentare…» e non poteva dire la Sicilia perciò rimase con la bocca aperta mentre il capitano lo fissava con l’idea di fargli le scarpe. Povero Bill Scarpa! Pensando a quella punizione ancor oggi mi viene male ai piedi: Bill Shoe fu costretto a camminare per cinquanta ore di seguito riposando solo dieci minuti ogni ora e con il fucile e lo zaino addosso, ma senza scarpe.
«Caro Marco, l’aspetteremo. E la cooperativa, Marco, la cooperativa dov’è? Carmelo invece… è rimasto Carmelo, è Carmelo Pirrera. Sarà sempre suo diritto tornare al centro delle tre gambe deMa Sicilia per scavare una strada sotto le miniere e unire i vari Thor del mondo e le varie isole del mondo a noi della Sicilia, allacciare i vari io ai noi dell’antigruppo.